3° Percorso

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Piazza Umberto primo – Via Grammatico o Tocco – Cappella di Santa Sofia – Via Fratelli Bandiera – Chiesa di San Pietro Apostolo – Via Albinio Cappella Acciari – Palazzo Acciari – Piazzetta Gracchi – Via Alfieri Via Tasso – Via Gioberti (ex palazzo vescovile e già Carcere) – Via Salute e Palazzo Sasso – Contrada Cappuccini – Via Manin – Corso Camera – Via Roma

 

Piazza Umberto primo

Lungo via Grammatico, all’incrocio col corso Diego Gatta, era il Tocco, che, come indica il toponimo, era la sede dell’antico «sedile», il luogo dove sino al XVIII secolo si tenevano le pubbliche assemblee cittadine, dette «Parlamenti». La raffigurazione dell’edificio è evidente nella stampa settecentesca di Sala. All’incrocio con via Fratelli Bandiera è la cappella di Santa Sofia, di probabile origine altomedievale bizantina, divenuta in età moderna di patronato gentilizio; al suo interno, poco più d’una stanza di forma rettangolare, appare sull’altare una traccia d’affresco, nel quale è raffigurato l’Eterno Padre, opera pregevole del XVII secolo del Pietrafesa. 

Chiesa di San Pietro

Da via Grammatico, imboccata via Fratelli Bandiera, si giunge nei pressi della chiesa che tra Sei e Settecento fu scelta dai Vescovi di Capaccio, residenti a quel tempo a Sala, per le funzioni pastorali e pontificali. Vi furono celebrati infatti i sinodi diocesani nel 1617, ne1 1629 e nel 1746; i vescovi Francesco Maria Brancaccio, il cui episcopato durò dal 1627 al ’35, Tommaso Carafa, vescovo dal 1639 al ’64, e Andrea Bonito, dal 1677 al ’84, profusero grandi risorse nella fabbrica nell’arricchimento della chiesa che così assurse, di fatto, al rango di cattedrale. Purtroppo nel 1705 un incendio danneggiò gravemente l’edificio; fu poi restaurato, risorgendo nello stile del Barocco locale. Nel 1943 un bombardamento aereo delle Forze Alleate per errore la devastò irreparabilmente, distruggendo anche il ricco patrimonio artistico ch’essa conservava. Rimase salvo il campanile, alla base del quale è murata l’epigrafe apposta dal vescovo Carafa nel 1641. Ricostruita ex novo a tre navate negli anni Cinquanta, la chiesa conserva traccia della sua storia nell’Archivio parrocchiale, dove è custodita una cospicua documentazione scampata sia all’incendio del 1705 che al bombardamento del 1943. Dell’Archivio vanno segnalati soprattutto alcuni frammenti in scrittura beneventana, che vanno dall’ XI al XIII secolo, e una sessantina di pergamene contenenti atti privati o ecclesiastici, relativi a un arco cronologico compreso tra il 1457 e il 1783.

Via Albinio – Cappella Acciari

Accanto al campanile di San Pietro è la cappella gentilizia fondata dalla famiglia Acciari nel 1704 e dedicata – come si legge scolpito nel cartiglio lapideo sul portale – al Nome di Maria, a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo. La cappella era originariamente ricca di suppellettile sacra e adorna di opere d’arte; ora purtroppo non versa in buono stato, sicché si teme per la conservazione di ciò che ancora vi si conserva: il prezioso altare, la balaustra, un monumento funebre, opere del barocco locale in pietra di Padula, gli stucchi e gli affreschi della volta, ispirati al Settecento napoletano e di buona fattura.

Palazzo Acciari

Di fronte alla cappella si erge il monumentale palazzo appartenuto all’estinta famiglia Acciari. Degno di attenzione è l’ingresso monumentale, col portale posto tra due alte colonne e incorniciato da una straordinaria teoria di stemmi, da cui sarebbe possibile ricostruire – per via araldica – le complesse vicende della famiglia che vantava origini spagnole e si stabilì verosimilmente a Sala intorno alla seconda metà del Seicento, fiorendovi poi per tutto il secolo successivo. Si accede attraverso un porticato al palazzo, che si apre in una corte interna con giardino.

Piazzetta Gracchi

Qui si pone all’attenzione l’antico palazzo Del Vecchio, occupato per lungo tempo dalle Maestre Pie Filippini, poi sede di una scuola per l’infanzia; nelle vicinanze è la cappella della Madonna delle Grazie. Proseguendo per le vie Alfieri, Tasso e Salute, si perviene all’incrocio con via Gioberti, dov’era il Palazzo Vescovile, successivamente adibito a Carceri giudiziarie. La struttura originaria risale al Seicento, allorquando il vescovo Brancaccio decise di stabilire la sede della Diocesi caputaquense a Sala, sito che risultava più adatto per il governo dell’estesa circoscrizione vescovile, abbracciante a quell’epoca il Vallo di Diano e buona parte dell’impervio Cilento. Il palazzo, che presenta un massiccio portale di pietra dall’arco a tutto sesto, mostra qua e là i segni del suo passato; i vescovi caputaquensi, infatti, apposero sul suo prospetto e in altri punti delle cortine murarie stemmi e iscrizioni che ne tramandano il ricordo.

San Raffaele

Proseguendo per via Salute si raggiunge infine il rione di San Raffaele, dov’è l’omonima cappella. Sviluppatosi tra la fine del Sei e l’inizio del Settecento, quando veniva indicato come borgo nuovo, il rione rappresenta l’estrema propaggine meridionale del centro storico. Nel suo contesto urbanistico meritano attenzione gli antichi palazzi Sasso e Amodio.

Contrada Cappuccini o Quartiere

I Frati Cappuccini fondarono a Sala, nell’ultimo quarto del XVI secolo, un convento con l’annessa chiesa di Santa Maria degli Angeli. La struttura del primo non presentava particolari caratteristiche architettoniche, mentre la chiesa – soprattutto per via delle opere d’arte e dei rifacimenti sei e settecenteschi – doveva risultare d’un certo pregio. La sua pianta mostrava un’unica e ampia navata, su di un lato della quale si aprivano quattro cappelle con volte a crociera; l’aula, arricchita da una serie di lesene e di stucchi, era adorna di numerose pitture, tra le quali figurava un ciclo del XVIII secolo, purtroppo perduto, attribuito al pittore Anselmo Palmieri di Polla. Va ricordato che in quella chiesa ebbero sepoltura il vescovo Giovanni Vitelli nel 1610 e il medico e storico Costantino Gatta. La sepoltura del Gatta era corredata da una lunga epigrafe, scolpita sopra una lastra di pietra locale di grandi dimensioni, composta dai figli Gerardo, Giuseppe e Francesco. Soppresso il convento nel 1866 e andati via i Padri Cappuccini, l’intero complesso fu progressivamente spogliato delle opere d’arte; fra l’altro, l’epigrafe del Gatta fu asportata e trasferita nel cimitero cittadino, dov’è tuttora fortunatamente visibile. L’ex Convento fu, di tempo in tempo, destinato a varie utilizzazioni, come l’alloggio di truppe, onde la struttura edilizia e la circostante area assunsero la denominazione di Quartiere. Danneggiate gravemente dai cambiamenti apportati con l’Unità nazionale, abbandonate e cadute progressivamente in rovina, l’antica struttura conventuale e la chiesa furono riparate parzialmente un cinquantennio addietro per ospitarvi di volta in volta scuole pubbliche, presidi sociosanitari, associazioni culturali, ricreative e sportive; fin dal 1980 vi hanno avuto sede altresì la Biblioteca Comunale e gli uffici periferici della Soprintendenza Archeologica di Salerno, la quale, nel 1982, istituì presso la medesima struttura un antiquarium per esporre al pubblico, in successione cronologica dal IX al V secolo avanti Cristo, i corredi tombali provenienti dalla necropoli di Sala e rinvenuti a séguito delle numerose campagne di scavo avviate dalla quella Soprintendenza dall’inizio degli anni Settanta. L’intero complesso monastico, definitivamente restaurato e recuperato funzionalmente negli ultimi anni, è stato infine restituito al pubblico nel 2008, quando vi hanno fatto definitivamente ritorno la Biblioteca Comunale e la Soprintendenza Archeologica. L’area comprende, oltre alla Biblioteca e al «Museo Archeologico di Sala Consilina» già Antiquarium, l’Auditorium comunale, nella chiesa del convento, il Teatro comunale, con cavea coperta per circa 500 persone, l’impianto sportivo polivalente e l’anfiteatro.

Via Manin Via Giovanni Camera Via Roma

Volgendo nuovamente verso la piazza Umberto primo, lungo corso Camera va segnalata la cappella di San Michele, conosciuta popolarmente come Sandu Michilícchju, che un tempo ospitava la Confraternita intitolata all’Arcangelo. Tra le cose degne di segnalazione è l’antico organo a canne, posto sulla tribuna lignea sovrastante il portale d’ingresso, e una settecentesca statua lignea dell’Assunta.

Piazza Umberto primo.

Le chiese della Santissima Annunziata e di San Nicola rappresentano il termine dell’itinerario, a conclusione del quale vanno segnalate le lapidi presenti all’angolo della vicina via Garibaldi, che ricordano il passaggio del Generale e dei Mille per Sala, avvenuto il 5 settembre del 1860. Nello spazio contiguo alla stessa via si trova ora il monumento a Domenico De Petrinis, nato nel 1849 e morto nel 1884, benemerito sindaco di Sala e deputato al Parlamento del Regno nel 1882, ritratto a mezzobusto in bronzo dallo scultore Mario Rutelli e qui posto nel 1928 dalla Società Operaia «Torquato Tasso».