Gastronomia

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L’area pedemontana di Sala, per la notevole ricchezza di acque sorgive, ha favorito la tradizionale coltura degli ortaggi nei cosiddetti jardíni: particolarmente pregiati erano i broccoli, che avevano un ampio mercato anche fòri tèrra, cioè negli altri paesi del Vallo di Diano e ben oltre, nell’ambito dell’antica Lucania, cioè nelle aree confinanti del Cilento e della Basilicata.

Ugualmente nota era ai paesani e ai forestieri la categoria sociale dei ghranunghjàri, i pescatori di fiume, specialmente di rane (ghranúnghji), alimento ora quasi del tutto in disuso, ma fino a mezzo secolo fa assai appetibile. I salesi erano denominati anche cipuddàri ri la Sala, in quanto grandi produttori di cipolle.

A Sala la presenza del pastificio Fina, nella prima metà del Novecento, incoraggiò il consumo della pasta accattàta, quella che si comprava nella bottega, considerata un lusso in tempi di ancora scarsa circolazione monetaria, fosse pure la minuzzatína (scarti di pasta), molto gustosa coi fagioli, dei quali c’era quasi sempre una pignàta accanto al fuoco del camino; ma chi disponeva di un po’ di farina continuava a farsi la pasta in casa: tagliulíni, cavatiéddi, fusíddi, ricchjitèlli o aurícchji ri priéviti (orecchiette), cauzúni o panźaròtti ccu la ricòtta (ravioli).

I gusti, specialmente quelli delle giovani generazioni, sono molto cambiati: il sangue, ad esempio, che oggi ripugna, una volta, quando la macelleria domestica (il maiale o gli animali da cortile) era uno spettacolo assai diffuso, mangiare il sangue fritto o il sanguinaccio era una leccornia. Chi conserva memoria di quei sapori genuini, che riempivano le case e le strade di buoni odori sia pure di cibi semplici come li ppatàni stufàti, serba il sogno di poterli gustare ancora da qualche parte.

Altro alimento tipico è il caciocavallo, quando si trova prodotto con latte esclusivamente locale di vacche nutrite con fieno o più raramente con erba di montagna esposta al sole.

Ci si limita a indicare qui di seguito alcuni dei piatti piú tipici, della quotidianità o rituali della tradizione locale.

Riguardo a ingredienti, preparazione e fonti, nonché analogie e diversità con gli altri paesi del Vallo di Diano, si veda G. Colitti, La riscoperta degli antichi sapori. Ricette tradizionali del Vallo di Diano, Sala Consilina, Credito Cooperativo di Sassano, 2006.