Proposto per la prima volta nel 1846 dall’archeologo inglese William John Thoms attraverso una lettera pubblicata sulla rivista londinese «Athenaeum» con lo pseudonimo di Ambrogio Merton ed indirizzata agli studiosi dell’epoca di tradizioni popolari, il termine «Folklore» indica la scienza che ha per oggetto i molteplici modi con cui i popoli della Terra si esprimono in senso spontaneo, mediante cioè i costumi, le danze, le musiche, le fiabe, i canti, le leggende, i proverbi e nelle forme più evolute culturalmente anche attraverso brani di letteratura, poesia e teatro.
Di là dal largo impiego che il neologismo folklore (o folclore) ha fin qui avuto nell’uso corrente del linguaggio, il significato del nome (composto da due sostantivi di derivazione anglo-sassone: folk=popolo e lore=dottrina, conoscenza orale, letteratura non scritta) coincide in maniera pressoché analoga con quello di tradizione; quest’ultimo, nell’accezione più ampia, comprende infatti tutte le peculiarità di un popolo, di una comunità, riconducibili a forme, modalità espressive, contenuti gestuali, rituali e simbolici di usi e credenze popolari, tendenzialmente non rivelati o volutamente nascosti affinché resistano al tempo e conservino vivo il ricordo per la storia dell’uomo e del suo progresso (tradizioni popolari).
Ovunque si sente parlare di “tradizioni” e, pur risultando difficile individuarne confini e trasformazioni, sono considerate parte essenziale ed imprescindibile del patrimonio morale tradotto dai nostri avi. Di questo patrimonio vogliamo parlare, con l’intento di trasmettere ai posteri i ricchi contenuti e migliorare per quanto possibile le nostre conoscenze, ma soprattutto per rispondere consapevolmente all’interrogativo che è doveroso porsi, di quali siano e come individuare i tratti distintivi delle nostre “tradizioni”, in quanto “fonti di insegnamento”, di saggezza e di esperienza, provenienti da un passato realmente vissuto.
Spesso le tradizioni sono accettate con passività, probabilmente perché non si ha conoscenza della loro provenienza storica e nel contempo si ha difficoltà nel riconoscerne gli aspetti formali. Un esempio per tutti è la lingua, l’aspetto formale della cultura di un popolo, di una comunità; è il carattere formale della lingua, infatti, che consente ad una cultura di rispecchiarsi in essa; è il rapporto che intercorre tra il dialetto e chi lo parla che conferisce una precisa identità alla comunità a cui questi appartiene e con la quale s’identifica.
Alla crisi e fragilità delle tradizioni, e per effetto la loro frequente dimenticanza, hanno concorso diversi fattori: le rapide trasformazioni di una società costantemente in evoluzione, l’individualismo sfrenato, l’intellettualismo esasperato, gli influssi estranei di altre culture e civiltà.
Malgrado ciò, le pagine che seguono vogliono fornire, invece, una semplice ma concreta occasione per mettere in evidenza alcuni tratti specifici della nostra cultura tradizionale e dare un ordine essenziale al mondo elementare delle cose vissute, di una realtà soggettiva e partecipata di ieri, per i cittadini di oggi.