Datazione: IV/V secolo
Comune: Padula/confine con Sala Consilina
Note catastali: Foglio 17, part. 78 del Comune di Padula – Foglio 45 del Comune di Sala Consilina
In località Fonti di Sala Consilina, al confine tra Sala e Padula, si ergono i resti di un antico battistero paleocristiano, risalente all’epoca in cui l’Imperatore Costantino concesse l’Editto di Milano (313), riconoscendo ai Cristiani libertà di culto. La particolarità di questo monumento, di cui restano solo le mura perimetrali e alcune interne principali salvaguardate da una tettoia sovrapposta di recente, è che esso è posto direttamente sulla sorgente le cui acque limpide servivano al battesimo per immersione dei catecumeni.
La sua struttura, la vasca quadrangolare, di cui è costituita la parte centrale, i piedritti, i pennacchi di raccordo, nonché l’abbozzo della cupola ormai inesistente, fanno pensare che quel monumento, prima di essere utilizzato dai Cristiani, fosse luogo di svago e di riposo della gente pagana: ha tutte le caratteristiche di un ninfeo, posto in amena e ubertosa pianura.
Ad avvalorare questa supposizione è il mito di Diana che trasformò in cervo Atteone che aveva osato spiare la dea e le sue ancelle mentre facevano il bagno.
Ma il valore storico gli venne da un grande del passato, uomo politico e letterato, alto funzionario di Teodorico re dei Goti: Aurelio Flavio Cassiodoro, il quale ci ha lasciato una testimonianza nelle Variae, là dove dice che, passando e sostando nel Vallo del Tanagro, ebbe modo di assistere allo svolgimento di una grande fiera e di constatare la sacralità del luogo. L’antico autore riferisce il rito sacro notturno che si teneva presso quel fonte: “Quando il sacerdote, nella notte sacra incominciava a pronunciare le preghiere del battesimo e dalla santa bocca uscivano le formule originarie, ecco che l’onda, sollevandosi, non rivolgeva le sue acque per i soliti meati, ma ne spingeva la massa verso l’alto. Infatti solitamente l’acqua ricopriva cinque gradini, ma in quel momento la si vedeva crescere di altri due. Magnum, stupendum miraculum!”
Questo monumento utilizzato lungamente dai primi catecumeni, sopravvisse alle orde barbariche dei Mori, che scorrazzando per l’Italia meridionale e distruggendo tutto quanto trovavano sul loro cammino, risparmiarono quel sacro fonte che, nel XIII secolo, fu istoriato da affreschi di mano benedettina, rappresentanti tanti una doppia teoria di santi di espressione bizantineggiante.
Successivamente il battistero passò in possesso dei Templari, dei Cavalieri di Gerusalemme fino ad essere Grància della Certosa di Padula e poi chiesetta in cui si officiava ancora ai primi del ‘900.
Si deve all’amoroso interessamento di un valente studioso della zona e altri pochi appassionati di cose antiche se si è riusciti a far ottenere dei finanziamenti statali che stanno consentendo di effettuare lavori di restauro e consolidamento che permetteranno di fruire di un esempio unico di chiesa primitiva, testimone e geloso custode di un momento che non è più.